PREGHIERA
di San Francesco d’Assisi

O SIGNORE,
fa’ di me uno strumento della tua pace.
Dove c’è odio, io porti l'amore.
Dove c’è discordia, io porti l’unione.
Dove c’è errore, io porti la verità.
Dove c’è dubbio, io porti la fede.
Dove c’è disperazione, io porti la speranza.
O Divino Maestro,
che io non cerchi tanto di essere consolato
quanto di consolare.
Non di essere compreso
quanto di comprendere.
Non di essere amato, quanto di amare.
Infatti: donando si riceve.
Dimenticandosi si trova comprensione.
Perdonando si è perdonati.
Morendo si risorge alla Vita Eterna.

LA NUOVA STATUA DI SAN FRANCESCO

che sarà benedetta il 4 Ottobre 2010 e portata in processione per le vie del Paese.


La Vita * 1182-1226

Francesco nacque ad Assisi nell’inverno del 1182 da Pietro di Bernardone e Madonna Pica, in una delle famiglie più agiate della città.

Il Padre era commerciante in spezie e stoffe e visitava spesso la Francia. La nascita di Francesco lo coglie lontano da Assisi, mentre era in Provenza per lavoro. La madre lo aveva chiamato Giovanni, ma quando il padre tornò pretese di cambiargli il nome in Francesco. La fanciullezza trascorse serenamente in famiglia;

All’età di vent'anni partecipò alla guerra tra Assisi e Perugia, e alla battaglia di Collestrada fu fallo prigioniero.

Tornato a casa gravemente malato, furono solo le amorevoli cure della madre ed il tempo a ristabilirlo; tuttavia la vita spensierata del suo passato, gli sembrava ormai vuota.

Spinto dall’ideale della cavalleria, decise di seguire Gualtiero di Brienne, un condottiero che dalla Puglia voleva raggiungere la Crociata in corso; giunto a Spoleto, Francesco ebbe un sogno, nel quale il Signore lo invitava a riflettere sulla sua vera vocazione. Così tornò indietro. Fu questo l’inizio di una graduale conversione.

Durante una breve permanenza a Roma, si spogliò dei suoi abiti e dei denari confondendosi con i mendicanti; più tardi in Assisi, incontrando un lebbroso, non fuggi come facevano tutti e come lui stesso era fortemente tentato di fare, ma gli si avvicinò e lo baciò.

Francesco percorreva in silenzio e in meditazione le campagne e le colline di Assisi, facendo spesso tappa nella chiesetta di San Damiano, nei pressi della città. Un giorno il crocifisso che era nella cappellina gli parlò: "Va Francesco, e ripara la mia casa che come vedi cade in rovina."

Francesco, pensando al restauro dell’edificio, vendette le stoffe della bottega paterna e portò i denari al sacerdote di San Damiano, suscitando l’ira di Pietro di Bernardone, che lo costrinse a nascondersi. La diatriba col padre si concluse con l’intervento del Vescovo d’Assisi, Guido, davanti al quale Francesco rinunciò non solo ai beni ma anche alla sua stessa paternità. D’ora in avanti avrebbe dello solo "Padre nostro, che sei nei cieli.. "

Cominciò un periodo di spostamenti: di quel periodo è l’episodio del lupo di Gubbio, ammansito dalle sue parole. La ricerca, di una vita più autenticamente e rigorosamente cristiana di Francesco non passò inosservata e dopo qualche tempo, gli si affiancarono i primi seguaci: Bernardo da Quintavalle, Pietro Cattani e poco dopo Egidio e Filippo Longo.

Viveva in estrema povertà con i compagni nella piana d’Assisi, tra il tugurio di Rivotorto e la Porziuncola, un’altra chiesetta fatiscente, donatagli dai benedettini del luogo.

La data ufficiale della nascita dell’Ordine dei Frati Minori si fa risalire al 1210, quando Francesco e i suoi compagni furono ricevuti dal papa Innocenzo III, che approvò verbalmente la loro Regola, quasi interamente intessuta di frasi tratte dal Vangelo. Il Papa, in sogno, aveva avuto la visione della Basilica di San Giovanni in Laterano che crollava con un uomo che la sorreggeva per evitarne la distruzione: quell’uomo era Francesco.

Iniziarono in questa fase della sua vita i contatti con Chiara d’Assisi, che dopo un periodo di preparazione, lasciò la casa paterna e si ritirò a San Damiano, presto seguita dalla sorella Agnese e da molte altre giovani della città. Nacque così l’Ordine delle Povere Dame di San Damiano, chiamate Clarisse dopo la morte di Chiara. Nel 1213, Francesco ebbe in dono dal Conte Orlando di Chiusi il monte della Verna.

Inizia ,- pure la sua predicazione a più lungo raggio e nasce in lui il desiderio del martirio per la fede: così pensa di recarsi in Marocco, occupato dai musulmani, ma una malattia lo ferma in Spagna.

Nel 1216 ottenne da Onorio III l’indulgenza della Porziuncola, il Perdono di Assisi, la più importante della cristianità dopo quella di Terra Santa.

Nel 1219 Francesco partì per Damietta al seguito della crociata e giunse in Egitto alla corte del sultano Melek eI-Kamel, che lo accolse nonostante fosse un infedele e lo stimò per la fede che dimostrava.

Nel frattempo l’Ordine aveva avuto i primi mar tiri, uccisi in Marocco; tali vicende attirarono Ferdinando, un canonico di Lisbona, che entrò nell’Ordine per diventare s. Antonio di Padova.

Nel 1220 Francesco tornò ad Assisi dove i suoi ideali di povertà, di carità, di semplicità avevano fallo presa su molti, iniziando così un nuovo ciclo di predicazioni in tutta Italia.

A Greccio, nel dicembre del 1221, celebrò con il Presepe il Natale.

Nel 1224 sul Monte della Verna ricevette le stimmate, a coronamento del suo grande desiderio di rivivere la passione di Cristo in croce e che suggellarono la sua santità. Francesco, stanco e ammalato, con le piaghe sanguinanti e un glaucoma che lo aveva reso quasi cieco, era allo stremo delle forze. Eppure in queste condizioni compose "Il Cantico di Frate Sole’ opera di alta religiosità e lirismo, che contiene tutti gli ideali dell’umiltà e della spiritualità francescana. Gli ultimi versi li dettò qualche giorno prima di spegnersi. Sentendo prossima la sua fine, Francesco si fece portare alla Porziuncola, in Santa Maria degli Angeli, dove morì — secondo il suo desiderio — steso sulla nuda terra, cantando le lodi a Dio, al tramonto della giornata del 3 ottobre 1226.

Il 16 luglio di due anni dopo veniva dichiarato Santo dal papa Gregorio IX.


Come lo hanno rappresentato gli artisiti

L‘iconografia di S. Francesco d’Assisi ebbe inizio immediatamente dopo la sua morte; conobbe un’ampia diffusione e i più grandi artisti di ogni tempo si cimentarono nel dipingere o scolpire la sua immagine.

Nelle rappresentazioni artistiche il carattere principale e costante della figura di San Francesco è costituito dalle stimmate. Altri particolari iconografici sono il saio grigio (poi nero o marrone) cinto da una corda bianca con tre nodi simboleggianti i voti religiosi di povertà, castità e obbedienza. Spesso S. Francesco viene rappresentato con un libro e una croce in mano.

A volte il Santo è ai piedi del Crocifisso e, più raramente, è vestito da diacono.

L’iconografia di San Francesco nei primi secoli si rifà prevalentemente a episodi della sua vita presi dalle prime biografie, specialmente dalla "Legenda maior" di San Bonaventura e dai "Fioretti".

Nell’età barocca, invece, si preferisce dare del Santo una rappresentazione più devozionale e popolare sottolineando, in particolare, il carattere ascetico della sua figura.


IL TAU

Il Tau di San Francesco

"Nutriva grande venerazione e affetto per il segno del TAU. Lo raccomandava spesso nel parlare e lo scriveva di propria mano sotto le lettere che inviava."


Lodi di Dio Altissimo

Tu sei santo, Signore solo Dio,

che operi cose meravigliose

Tu sei forte, Tu sei grande, Tu sei altissimo

Tu sei re onnipotente,

Tu, Padre santo, re del cielo e della terra

Tu sei trino ed uno, Signore Dio degli dei,

Tu sei il bene, ogni bene, il sommo bene,

il Signore Dio vivo e vero

Tu sei amore e carità,

Tu sei sapienza,

Tu sei umiltà,

Tu sei pazienza,

Tu sei bellezza, Tu sei mansuetudine

Tu sei sicurezza, Tu sei quiete.

Tu sei gaudio e letizia, Tu sei nostra speranza

Tu sei giustizia.

Tu sei temperanza,

Tu sei tutta la nostra ricchezza a sufficienza.

Tu sei bellezza, Tu sei mansuetudine.

Tu sei protettore,

Tu sei custode e nostro difensore,

Tu sei fortezza, Tu sei refrigerio.

Tu sei la nostra speranza, Tu sei la nostra fede.

Tu sei la nostra carità.

Tu sei tutta la nostra dolcezza,

Tu sei la nostra vita eterna,

grande e ammirabile Signore,

Dio onnipotente, misericordioso Salvatore.